"La città ideale", 1470, attribuzione incerta. Quello della città ideale è un tema che percorre il Rinascimento nell’intero arco del suo sviluppo. Una cultura che, come quella rinascimentale, pone al centro dei suoi interessi l’uomo e il suo agire razionale, del resto, non poteva tralasciare di confrontarsi anche con il concetto di città. Questa, che nel corso del Medioevo abbiamo sempre visto essere considerata come luogo della vita e delle attività umane, assume ora un valore simbolico più ampio e complesso. La città ideale del Rinascimento, infatti, deve rispecchiare nella sua perfezione terrena – cioè raggiunta attraverso le regole razionali della prospettiva e della geometria – la perfezione soprannaturale della biblica Gerusalemme celeste. Quest’ultima, secondo quanto scrive Giovanni nel libro dell’Apocalisse (21, 1-27), deve essere di oro puro e le sue mura di durissimo diaspro «poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello» (21, 14). La stessa splendente sacralità si ritrova nel concetto di città ideale del Rinascimento, che è un vero e proprio inno all’uomo e alla centralità del suo intelletto, così come la Gerusalemme celeste lo era rispetto a Dio e alla sua gloria, che la illumina senza «bisogno della luce del sole, né della luce della luna» (21, 23). L’immagine che più compiutamente di ogni altra rappresenta questa forte idealità simbolica è senza dubbio la Veduta di città ideale di Urbino, una tempera su tavola attribuita a un anonimo artista dell’Italia centrale e databile alla fine del XV secolo. La tavola, forse una spalliera o un pannello decorativo, rappresenta una città di fantasia. Caratterizzata dalla presenza – al centro – di una chiesa a pianta circolare circondata nel registro inferiore da semicolonne (e tanto simile nell’aspetto al Battistero di Firenze), essa è inserita, quasi fosse una perla tra le valve di una conchiglia, fra due quinte di palazzi rinascimentali fra i quali spiccano quelli organizzati secondo il sistema della sovrapposizione degli ordini. Alla perfetta prospettiva geometrica, con linee di costruzione meticolosamente incise sul supporto ligneo, si aggiunge anche un’altrettanto raffinata scelta dei colori, con edifici grigio-azzurri che ne fronteggiano altri di tinta aranciata, in un’armonia serena di puri volumi. Il tenue azzurro del cielo e l’assenza assoluta di qualsiasi figura umana accrescono ulteriormente la nitidezza cristallina della scena, governata dalle leggi assolute ed eterne della geometria e della proporzione.
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