“L'uomo è la coppia di Dioscuri, dei quali l'uno è mortale (l’Io), l'altro immortale (il Sé); e che, pur perennemente uniti, tuttavia non diventano mai interamente uno. I processi di trasformazione vogliono avvicinarli l'uno all'altro, ma la coscienza oppone una strenua resistenza perché l'altro appare assolutamente estraneo e perturbante e perché noi non possiamo abituarci all'idea di non essere i padroni assoluti in casa nostra. Ma con l'amico o nemico interiore siamo posti a confronto; e dipende da noi se è amico o nemico. Non c'è bisogno di essere malati mentali per sentirne la voce. E’ l'interlocutore che gli antichi alchimisti definivano come aliquem alium internum, qualcun altro interiore”.
Carl Gustav Jung, ‘Archetipi e inconscio collettivo’
Immagine: ‘I Dioscuri che abbeverano i loro cavalli’, 1934
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