Le vie più difficili vengono percorse da soli, la delusione, la perdita, il sacrificio, sono soli. Persino il morto che risponde a ogni richiamo e che non si nega a nessuna richiesta non ci soccorre e osserva se noi non cediamo. Le mani dei vivi che si tendono senza raggiungerci sono come i rami degli alberi d’inverno. Tutti gli uccelli tacciono. Si sento solo il proprio passo e il passo che il piede non ha ancora fatto ma che farà. Fermarsi e voltarsi non serve. Si deve andare.
Prendi in mano una candela come nelle catacombe, la piccola luce respira appena. E tuttavia, quando hai camminato a lungo, il miracolo non tarda, perché il miracolo sempre accade, e perché senza grazia non possiamo vivere: la candela brilla per il respiro libero del giorno tu la spegni sorridendo quando appari nel sole e tra i giardini che fioriscono la città è davanti a te, e nella tua casa la tavola è apparecchiata di bianco. E i vivi che perderemo e i morti che non possiamo perdere spezzano per te il pane e ti porgono il vino – e tu senti di nuovo la loro voce vicinissima al tuo cuore.
Hilde Domin
Rivista Poesia, N° 259, aprile 2011, traduzione di Daniela Maurizi
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